ALLENAMENTO TECNICO DI CALCI
La prima sfida contro le Fiji era
prevista tra le rispettive seconde squadre. La coppia mediana di riserva della
nostra Nazionale era Mazzantini-Scanavacca. Ci toccava testare anche questa
compagine. Il match si sarebbe giocato a Sigatoka, una cittadina ad un
centinaio di km di distanza dalla nostra base. Il programma prevedeva di
avvicinarci alla città, dormire là e il giorno dopo affrontarli.
Una volta arrivati nel solito hotel
affacciato su di un golfo bellissimo con colori da sogno ecc…. ad ognuno la sua
camera. Io e “Pepe” andiamo dal responsabile fijano a chiedere se ci fosse un
campo nei paraggi per fare un po’ di pratica di calci. “Certo che c’è un campo!
Alle Fiji ci sono solo campi da Rugby! Ahahaha” Solita risposta del solito
allegro isolano.
Ci vestiamo con pantaloncini, maglia
e scarpette ed andiamo all’ingresso dell’Hotel ad aspettare il personaggio che
doveva portarci al campo. Dopo i canonici 10min di ritardo, detti “Fiji Time” e
vediamo arrivare il tipo rigorosamente in infradito, pantaloni corti e senza
maglia. Ci saluta e ci dice di seguirlo.
Pensiamo, visto che non si vedono ne
taxi ne macchine, che il campo sia proprio vicino. Infatti partiamo al passo
con le sacche dei palloni e il conetto di Pepe. Attraversiamo la strada e
seguendo la guida, ci infiliamo nella giungla. Pepe comincia a fare qualche
battuta sarcastica, ma a me la cosa diverte. Il tipo, appena dentro i cespugli,
si toglie pure le ciabatte e, scalzo, comincia a camminare spedito. Dopo un po’
che andiamo di un buon passo, la giungla si fa sempre più fitta e il terreno
sempre più morbido. Insetti, soprattutto ragni, ovunque. Odio i ragni,
soprattutto quelli grossi come una mano e tutti pelosi!
Comunque, nonostante le nostre
proteste la guida ride e scherza. Per non fare la figura dei soliti “cittadini”
continuiamo malvolentieri ad avanzare. Ma…
Davanti a noi un fiume impetuoso
largo una trentina di metri. Il tipo, ci guarda e ci dice: “siamo quasi
arrivati, appena al di là del torrente c’è il campo.” Si volta e parte, sempre
scalzo, per guadare il fiume. “Aspetta
un attimo! Amico! Dove vai?!” Niente, era già con l’acqua fino al
cavallo dei pantaloni e puntava l’altra sponda.
Io mi metto a ridere, guardando
Andrea che era piuttosto preoccupato e innervosito. “Ma cazzo! Possibile che
non ci fosse un'altra strada? Non ci credo! Quello ci prende in giro! Ma quale
campo vuoi che ci sia in questo posto?! Siamo nella giungla, chi ci giocherebbe
in quel campo, le scimme?” Cerco di
metterla sul ridere, ma il mio tentativo riesce solo ad innervosirlo ancora di
più. “Io non vengo! Torno indietro e prendo un taxi, pago io! Ma possibile che
queste storie ci toccano sempre a noi? Ho le scarpe nuove! Ci sono i
piraniha…coccodrilli…serpenti…” tutte le scuse erano buone, era partito per la
tangente. Cerco di farlo ragionare e dopo 10 minuti di convincimenti, ci
togliamo le scarpe e tentiamo l’impresa.
La sensazione ancora più viva, era
quella melma molliccia sul fondo che risucchiava i piedi. Un vero schifo!
Alla fine, con le scarpe in mano come
il fijano, arriviamo in una radura nella giungla con i pali da rugby piantati
dai due lati. Ce l’abbiamo fatta.
Tempo di togliersi quella cosa nera
appiccicata alle dita dei piedi e mettersi le scarpe, ci siamo calmati.
Cominciamo l’allenamento. Corsetta di riscaldamento, allungamento e qualche
calcetto tra di noi. Non passano 5 minuti che dai cespugli esce un ragazzino.
Probabilmente ha sentito colpire la palla coi piedi ed è venuto a curiosare. Si
avvicina e, timidamente, ci chiede se può prendere una palla. “Certo bimbo. Prendila
pure!”
In un attimo il campo si riempie di
ragazzi di ogni età che si mettono a giocare a rugby. E’ un misto tra il
touch-rugby ed il bracciolo-rugby. Alcuni giocano al tocco, altri preferendo un
gioco più maschio, placcano duro alla maniera isolana…al collo. E’ bello
vederli, sono bravi, veloci, scattanti e talentuosi. Tutti rigorosamente
scalzi, se le danno di santa ragione e ridono in continuazione. Se qualcuno
rimane a terra dolorante, nessuno si preoccupa per lui, ma tutti si
complimentano con il placcatore… Penso:”poi ci chiediamo perché placcano così
duro quando vengono a giocare in Italia…”
Intanto faccio il mio allenamento di
calci nel box mentre Andrea di piazzati. Dopo una mezzora finisco e raccolgo i
miei palloni. Vado verso il mio compagno e gli chiedo quanto gli resta da fare.
Gli ricordo che dobbiamo guadare il fiume prima del buio… “Gli ultimi ed
arrivo”
Fino a quel momento stava calciando
abbastanza bene. Un ragazzo si avvicina, capendo forse che stavamo finendo e ci
chiede un pallone per provare. E’ scalzo, come tutti. Prende la palla, si
posiziona quasi sulla linea di touche, e appoggia il pallone a terra senza
piazzola, solo con un paio di grattate in terra con le unghie del piede! Prende
una rincorsa a caso e buum! Centra i pali perfettamente.
Pepe, intanto stava preparando il suo
calcio. Vede la scena e perde la conentrazione, decide di ricominciare da capo
la sua trafila. Nel frattempo il ragazzo prende un’altra palla ed in un attimo
piazza il secondo pallone. Pepe prova il suo e sbaglia.
“Ok, per oggi è anche troppo!
Prendiamo i palloni ed andiamocene…subito!!!”
Feriti nell’orgoglio ce ne torniamo
in albergo…