perché è così affascitante questo sport?


Sdraiato supino, occhi chiusi, sento la testa che gira. Per fortuna sono già a terra altrimenti non saprei dire in che direzione sarebbe volato il mio corpo senza controllo. Sento un fischio. Ho il cranio dolorante, pieno di lividi ma decido di aprire gli occhi ed affrontare, coraggiosamente, ciò che mi aspetta.
La partita è Lions Britannici Classic vs Italia Classic. Siamo alle Bermuda, un paradiso; un torneo “Classic Rugby”, una figata. Niente è mai come sembra!
Mi alzo in piedi con tutta la buona volontà di continuare ma sono stordito, sento i compagni che parlano, non riesco a collegare subito i pensieri, fatico perfino a stare in piedi. Chiedo il cambio.
Ma la situazione è concitata, in panchina c’è chi sta peggio di me, l’arbitro incalza, i compagni mi guardano e aspettano di sapere se davvero voglio uscire o no…
Scherziamo?! Io sono un eroe…resto in campo! Mi pento subito della scelta, mi cambiano ruolo e da mediano passo al centro. Mischia per i Lions, probabilmente sarò chiamato subito a difendere…
Questi sono i momenti della verità, o ce l’hai o non ce l’hai…l’omino dentro, quello che ti spinge avanti contro tutto e tutti, contro l’istinto di sopravvivenza…
La palla sta per uscire, non è il mio ruolo, sono più lento, mi gira la testa, una vita che non gioco una partita di alto livello, qui ci si può far male…paura. Sono attimi che non passano più, sento la voce di Tommy Jet che mi aiuta: “sono in più, non salire sparato, temporeggiamo,quello è mio, facciamogli giocare e mandiamoli verso la touche…”……capisco solo quale sia il suo e quale il mio, tutto il resto è troppo complicato per uno che fa fatica a tenersi sulle sue gambe…
Via, la palla esce, Nanni la mia apertura sale rapido, lo seguo, devo farlo. Tommy non viene, ho una sola possibilità: devo impattare quel brutto barbaro inglese con la palla in mano e non fargliela passare.
Questo è quello che amo del Rugby! L’esaltazione che ti prende in certi momenti, per una ragione o per un'altra, il superare il tuo limite. Ecco cosa è successo. Salito, puntato e centrato più forte che potevo. Superata la paura e steso il barbaro.
A questo punto arrivano anche i complimenti e la felicità e la riconoscenza dei compagni la leggi negli occhi, e ti riempie il cuore e l’animo, ma mai come la soddisfazione personale di aver superato ancora una volta il limite.
Per la cronaca la partita è finita con una vagonata di mete contro di noi, 84-5. Ma poco importa, per le condizioni in cui eravamo è stato un successo solo l’aver avuto il coraggio di scendere in campo.
Penso a Marcello, a Sandro, a Vittorio, Giorgio, anni ed anni che non mettono le scarpette per scendere in campo. Simone che ha sempre giocato in capionati minori.Il Savio, Nicola, Tommy, Nanni, Zappò,Gabry, Dodo, Mario, Andrea, il Vecchh, Zano... duemila acciacchi e sempre lì in prima linea. E poi Guido, il cuoco che fino al giorno prima non ci pensava neanche ad essere dei nostri!

Loro si sono gli eroi! 
E il rugby ci tiene in vita più che mai!