martedì 22 novembre 2011

i Lions

Sono due giorni che aspettiamo di sapere se e quando giocheremo la prima partita. La tempesta si accanisce contro questa piccola isola e soprattutto contro i tendoni che hanno montato allo stadio. Il campo, a dire la verità, è in ottime condizioni, ma da queste parti conta moltissimo l'indotto che crea l'evento sportivo. Quindi senza la possibilità di approntare degli stand per sponsor e tifosi vari, il torneo non comincia. Semplice.
Noi nel frattempo cerchiamo di assumere una parvenza di squadra, sveglia alla stessa ora, pasti tutti insieme, una volta al giorno un piccolo allenamento e la mattina liberi di esplorare l'isola sotto la pioggia...per fortuna che per scrupolo mi ero messo k-way in borsa!
Ma non tutti gradiscono la vita da finti professionisti...Un giorno Matt Phillips, scocciato dai troppi allenamenti, ci dice (vi prego di sforzarvi a leggere con un accento un po' inglese): "se facciamo cagare oggi non è problema...facciamo 7 allenamenti e domani siamo fortissimi...". Sandro Moscardi lo fulmina.
Finalmente arriva la notizia che tutti aspettavano: giochiamo. E' quasi una liberazione, stare nel limbo era diventato un tantino pesante e tutti avevano voglia di "togliersi il dente".
Due ore prima della partita ci troviamo nel porticato di una delle camere e facciamo una breve riunione organizzativa e la consegna maglie più informale della storia. Il piano è questo: "assalto all'arma bianca con i nuovi scooter noleggiati pochi giorni prima cercando di riportare poche perdite..."


Alla stregua di tanti easy rider partiamo alla conquista dei Lions...
Sfrecciando tra le macchine come degli adolescenti arriviamo allo stadio. Stanno ancora giocando New Zealand Classic contro USA Classic, ci fermiamo a guardare la partita. Una trentina a zero per gli All Blacks, ovviamente. Ma la cosa che ci colpisce è il ritmo e l'intensità di gioco...tutti scherzano ma si vede chiaramente che siamo preoccupati.
Ormai manca poco. Riscaldamento e via, in campo per levarsi questo peso dallo stomaco.
La fortuna che abbiamo è che con quel vento è molto difficile sviluppare un bel gioco arioso, di contro però si moltiplicano le fasi e gli errori, di conseguenza i contatti. La partita è dura! Tanto dura! E noi ce la mettiamo davvero tutta, ma siamo troppo arrugginiti e fuori forma rispetto agli altri. Dopo dieci minuti dove abbiamo tenuto bene il campo mettendo anche in difficoltà i Britannici, subiamo una prima meta. Dietro i pali guardo i compagni più in su con l'età e mi viene da ridere...ma come cavolo faranno a finire questa partita?
Al ventesimo del primo tempo, tra un placcaggio, un pestone e una ginocchiata (tutto regolare, questo è classic), incrocio lo sguardo di Dodo Vaggi che placca a destra e manca ma che non ha più energia da spendere. Ci guardiamo, e gli dico: "oh lasciane uno anche a me..." e lui risponde "aoh io me li magno!"
continua...

1 commento:

  1. Bravo Matteo!
    Molto buono questo tuo blog, seguirò!
    Abbracci a tutta la famiglia in Italia dal cugino in Brasile!

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