martedì 29 novembre 2011

ROVIGO

Una mattina leggo sul giornale di un clamoroso ritorno di Alessandro Troncon a Treviso. Due palle! Va bene che treviso è la sua città, ma adesso giocava in Francia a Clermont Ferran…resta li no!?
No. Torna a casa. Va beh, due galli in un pollaio non ci stanno bene e partendo da una posizione palesemente svantaggiata decido che è ora di fare le valige. Ma dove? Non avevo lontanamente preso in considerazione l'idea di lasciare la città, avevo ancora un contratto per un anno e soprattutto fidanzata e una casa da riempire. Avevo altri progetti. Ma la vita è così. 
Vado da Munari, saluto, e sparo subito: "Vittorio, devo andare via. Mi dispiace, ma tornando Troncon io non avrei posto". Lui mi guarda un po' perplesso, non per la richiesta, ma per il fatto che c'era un contratto da rispettare. Capisco e aggiungo: "il contratto si può benissimo stracciare, se per te va bene". Mi guarda, quasi incredulo, e dice, ok! Prende il contratto e lo strappa di fronte ai miei occhi. Neanche 2 secondi dopo aver fatto la richiesta ero stato esaudito. Forse speravo che almeno facesse finta di volermi tenere. Ma probabilmente la sua stima nei miei confronti non era certo il massimo. Prendo i cocci del mio ego in frantumi ed esco.
Che testa ho! potevo almeno aspettare qualche giorno e riflettere. No, volevo la nazionale e avevo bisogno di dimostrare che me la meritavo. Dovevo giocare! Fuori dall'ufficio di Munari, incontro Stefano Bettarello. Facciamo due chiacchere e alla fine mi propone di andare a Rovigo. 
Rovigo. Cazzo, dove se non a Rovigo? Ho mangiato pane e rugby da bambino e Rovigo è sempre stata una città carica di fascino. E' stato il primo stadio di rugby che ho conosciuto. Babbo mi portava a vedere i derby con il Petrarca quando un nostro caro amico di famiglia giocava a Padova. Mi piaceva proprio l'idea di andare là. 
Ci accordiamo in un attimo, torno a casa e preparo le borse.
Arrivo allo stadio, entro in segreteria e mi accolgono tre simpatici dirigenti. Un po' in là con gli anni, ma estremamente efficienti. Mi spiegano quale e con chi sarò a condividere l'appartamento e mi accompagnano. 
Rovigo, in generale, non è certo famoso per il suo clima. Arriviamo in centro, entriamo in un bel palazzo. L'appartamento è all'ultimo piano, sotto tetto, lo condividerò con il simpaticone Luca Martin. Saluto, mi sistemo in camera. La giornata prosegue con l'allenamento e torniamo a casa. Luca però ha da fare e deve tornare a Padova, mi saluta e se ne va, tornerà tra due giorni.
La sera vado a letto. Fa caldo. Un caldo pazzesco! Sapevo che i sottotetti erano caldi, ma non immaginavo così tanto. Nella notte prendo il letto e lo porto per metà fuori sul terrazzo. Dormo.
La mattina, dopo la colazione me ne vado al campo molto presto per prendermi un po' di frescura mattutina. La giornata passa e la sera mi ritrovo a boccheggiare il casa. Spero in in acquazzone, in un cambio del tempo, niente. Continuo a soffrire e questa volta vado direttamente a dormire in terrazzo. Il giorno dopo stessa storia. Non ce la posso fare. 
Mi vengono a trovare i ragazzi a casa e ci facciamo una pasta. Mi coglioneggiano un po' per il caldo ma alla fine se ne vanno. Rimango solo, sistemo casa e ad un certo punto mi appoggio al muro sudato e stanco. Sento un calore. abbasso lo sguardo e lo vedo…è un termosifone! Mi viene un dubbio…è caldo!!! E' tanto caldo!
Quel simpaticone di Luca Martin mi aveva lasciato il riscaldamento acceso! Amorevole!
Questi sono stati i primi giorni a Rovigo...

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