sabato 10 dicembre 2011

BREWER gli allenameti


Una partita di rugby è uno spettacolo offerto agli spettatori, proprio come una rappresentazione teatrale. A teatro gli attori provano tutti i giorni, per ore, giorni, mesi per presentarsi alla “prima” pronti e preparati. Mike Brewer aveva questa idea del rugby. Ore ed ore di prove!
Ci allenavamo alle 14.30, dopo una prima parte di allenamento tradizionale, con i classici 3 vs 2, placcaggi, pulizie dei punti incontro, cominciava la rappresentazione della partita...
Dava la squadra per la domenica e i 15 prescelti provavano gli schemi. Solo i 15 titolari. Le riserve, si allenavano a stare seduti in panchina. Incredibile, o giocavi, quindi ti allenavi, oppure te ne stavi seduto a guardare gli altri che provavano gli schemi. 
L’unica speranza era che il tuo diretto concorrente sbagliasse qualcosa. Erano concessi 2 errori, al terzo ti accomodavi in panchina e la tua riserva subentrava nella rappresentazione. Nessuna eccezione, mai. Un pò strano ma aveva una sua logica, la disciplina.Non fu proprio facile adattarsi al suo metodo di allenamento, ma col tempo riuscimmo a farlo.
Verso la metà del campionato, solito allenamento alle 14,30. E’ l’ultimo prima della partita della domenica. Partita piuttosto importante, anche se non ricordo contro chi. Cominciamo con un quarto d’ora di riscaldamento, poi da la formazione e proviamo la squadra. Questa volta aggiunge una postilla: “dobbiamo crescere, dobbiamo imparare a non perdere palla per almeno 40 minuti”. La conseguenza pratica era il provare le giocate per 40 minuti senza fare un “in avanti”. Beh si provava a vuoto, senza avversari...sembrava fattibile.
Prima azione, palla a terra. Seconda azione, molto bene, finiamo il campo e segnamo. Mike ferma il tempo, devono essere 40’ effettivi. Si riparte dalla nostra area di meta e facciamo un altro campo senza errori. Andiamo avanti belli sciolti per una ventina di minuti durante i quali sembriamo davvero un ottima squadra. Penso: dai che stiamo facendo un buon allenamento! Ma a questo punto cade la palla...Mike azzera il cronometro e ci fa ripartire da capo. Conoscendolo, nessuno si aspettava che ci abbonasse l’errore. Un pò infastiditi, ricominciamo.
Avanti, indietro, avanti, maciniamo chilometri di campo facendo le giocate preordinate. Passano 25 minuti e cade un altra palla. Cazzo! Dai ragazzi, mettiamoci un pò di attenzione! Si ricomincia, 5 minuti e via, un’altra palla a terra. Poi altra azione ed altro errore. Abbiamo perso la concentrazione e la cosa si fa difficile. Intanto Brewer sta lì, conta i minuti e non dice nulla, se non il cambio Carpente per Rotilio che aveva perso due palloni.
Passa il tempo e siamo sempre più stanchi. Sono un pò scoraggiato, dopo due ore e mezzo che siamo in campo, si sente tutta la fatica fisica e mentale. E’ veramente stressante. Cominciamo a litigare tra noi. Quando qualcuno sbaglia, gli altri 14 vorrebbero ucciderlo... fin chè ti trovi nella situazione opposta e capisci che se hai fatto un errore non è perchè eri distratto, possono esserci mille motivi. Siamo stanchi!
Mike ci chiama per una pausa acqua. Ci spiega la storia del teatro, la prende lunga, ma alla fine conferma che se non riusciamo a fare 40’ senza perdere una palla non ce ne andiamo! Che palle, non ne vuole sapere di venirci incontro.
Saranno le 17 più o meno, quindici minuti di stop e ripartiamo, i 15 giocano e la panchina a sedere. Questa volta cambio strategia. Partendo da touche, chiamo la spinta e faccio avanzare, davanti non c’è nessuno e non è utile, ma almeno rischiamo di meno. Earl Va’a, l’apertura, chiama giocate facilissime, spesso non la passa neanche per non rischiare. Siamo decisi a fare quei maledetti 40’ di gioco senza perdere palla!
Nonostante tutto l’allenamento va avanti ad oltranza. Siamo nervosi e tesi, tutti contro tutti, ma soprattutto tutti contro Mike! Ebbene si, il collante più forte della squadra è l’odio verso quel generale del diavolo!
Alla fine, dopo più di 4 ore e mezzo ce la facciamo, 40’ senza sbagliare, un eternità! Sono le 19 ed è finita. A livello mentale è stato molto peggio che giocare una partita. è stata durissima.
Quella squadra, l’anno prima si era salvata alla penultima giornata di campionato, ad un anno di distanza avrebbe battuto il Benetton Treviso in casa loro. A qualcosa era servito insistere tanto sulla disciplina...

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