domenica 11 dicembre 2011

MARIO PRIVITERA come siamo diventati amici

L'Aquila, stagione 1999-2000. Arriva Brewer e qualche rinforzo di esperienza alla squadra. Uno di questi è un omone siciliano piuttosto taciturno. Primo allenamento, come ho già  raccontato, fu al limite della sopravvivenza, non avemmo modo di familiarizzare subito con i riforzi. Nei giorni e settimane che seguirono, avemmo modo di stringere i rapporti. Il grosso siciliano era un certo Mario Privitera da Catania, seconda linea di fatica, grosso e pesante e con molta esperienza in touche, uno che in un modo o nell'altro sapeva conquistarsi i suoi palloni.
Fuori dal campo era una persona piacevole (lo è sempre immagino...), in campo era un fabbro. Menava parecchio forte, e a l'aquila quella era una qualità molto apprezzata. Pian piano facemmo amicizia, ma senza mai esagerare con le confidenze, ognuno di noi rimaneva ad una certa distanza.
Venendo da due città di mare, una cosa ci accomunava, la poca sopportazione per il freddo...e in quella città, è noto, che il freddo si fa sentire.
L'anno prima, con tanta fatica, mi ero conquistato il posto in spogliatoio vicino al termosifone. Alle prime gelate avemmo i primi, banali screzi. Io arrivavo sempre un po' prima ad allenamento, per fare passaggi o calci, mi cambiavo al "mio" posto, ed andavo in campo. Ogni volta, finita la seduta, tornavo in spogliatoio e trovavo i miei vestiti spostati e sistemati su di un attaccapanni più lontano... Ogni volta riprendevo la mia roba e la rimettevo al suo posto. Succedeva, più raramente anche il contrario... Ora non stiamo a puntualizzare su chi lo facesse più spesso...
La cosa andava avanti, ma gli animi si inasprivano ogni volta di più.
Un giorno, io arrivo, mi cambio e vado ad allenarmi, poco dopo arriva anche Mario. Questa volta, voglio difendere il mio posto di persona. Vado in spogliatoio e lo trovo con le mani nella marmellata...lo fermo e rimetto la mia roba al suo posto originario. Lui mi lascia fare e poi la risposta. Partiamo scherzando, ma la situazione degenera velocemente. Lui, un po' prepotente, mi allontana e mi dice: il posto è mio perché sono più grosso. Ovviamente quella frase mi infiamma l'animo. Riprendo la mia robetta e tento di rimetterla al suo posto. Lui, forte della sua stazza fisica, mi spintona e mi allontana...
Parto con un sinistro!
Babbo mi diceva sempre:"non ti picchiare mai...ma se proprio devi, parti per primo e picchia forte!" Avevo ascoltato solo la prima lezione, ero partito per primo, spinto dall'impulso, ma non ero proprio convinto e non avevo picchiato forte...Grandissimo errore!
La reazione non si fece attendere. In un attimo mi dovetti impegnare a schivare le fiammate che Mario tentava di ammollarmi! Sembravo un anguilla! Fortunatamente dentro lo spogliatoio c'era un enorme tavolo di legno, tanto pesante che si faceva fatica a spostarlo in due, mi misi dietro il tavolo e cominciai a girarci intorno in modo da mantenerlo tra me e la bestia... Dentro di me pensavo: ma che cazzo ho fatto! ora come ci esco da qui? Sono il solito coglione impulsivo!
Insomma la vedevo parecchio male... Cominciai a gridare cose abbastanza assurde del tipo: "ti spacco in due! Stronzo, ti meno! Se ti prendo...!" Non credevo per niente alle mie parole, ma lo scopo era attirare l'attenzione di qualcuno!
Purtroppo però, al Centi Colella non c'era nessuno. La cosa andò avanti per qualche minuto, cambiai strategia, cercai anche di dissuaderlo. Non funzionò, anzi, Mariolino ebbe un sussulto di rabbia e prese quel tavolone pesantissimo e lo scaraventò di peso a terra. Panico. Mi tuffai in avanti per cercare di colpirlo prima che potesse ritrovare la coordinazione, ma non servì. Si parò dai miei colpi e mi agganciò per un braccio.
Non sò se mi tirò anche dei cazzotti, mi ero chiuso per ripararmi. La cosa che so è che mi prese per le gambe e mi chiuse a libro! Stringeva maledettamente forte. Urlavo, ma avevo sempre meno fiato in corpo. Ero spacciato! Pensavo che mi partisse qualche costola...


Poi una voce. Una voce celestiale. Era Topò, Antonello Comperti. Quanto fui contento di sentirlo! Appena vide la scena, ci separò. Anzi lo convinse a lasciarmi, per essere più precisi. Io, mezzo morto, presi aria e...non ricordo bene che feci, so solo che il posto se lo tenne lui e da quel giorno preferii adattarmi al freddo, piuttosto di rimettere in discussione il termosifone...
Con Mario, dopo quanto accaduto, almeno dopo il tempo fisiologico da parte mia di assorbire la sconfitta, tornammo amici, anche più di prima! Anzi, a dire la verità, gli voglio proprio bene, è stato un gran compagno di squadra, uno di quelli che non ti lascia mai da solo, e se un domani tornasse a giocare con me, gli terrei un posto vicino ad un bel termosifone!

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