mercoledì 21 dicembre 2011

BENETTON TREVISO 17-L'AQULIA RUGBY 19 (semifinale scudetto 2000)

Il campionato era andato alla grande. Dopo un primo girone dove ci eravamo piazzati secondi dietro al Treviso, e conquistato l’accesso al pool scudetto, anche la seconda parte era andata a gonfie vele. Nessuno di noi si aspettava di essere così in alto e alla fine delle partite di qualificazione ci eravamo trovati al quarto posto, il chè ci consentiva di fare lo spareggio con la prima squadra di A2 (Gran Parma). La partita per raggiungere i Play Off lo giocammo a L’Aquila e vincemmo abbastanza agevolmente.
Semifinale conquistata! Già di per se era un gran risultato. Ci sentivamo soddisfatti del cammino compiuto, quasi appagati, ma...
Ma la partita decisiva l’avremmo giocata contro il Benetton Treviso, e per giunta in casa loro. Era una sfida troppo stimolante per lasciarsela sfuggire! 
Quell’Aquila era una formazione giovane, con qualche innesto di esperienza che sapeva guidare l’enorme energia del gruppo. Non credo di aver mai giocato in un altra squadra così tanto ben disposta verso le sfide. Giovani, ambiziosi ed arroganti al punto giusto. Sempre pronti a dimostrare di non essere inferiori a nessuno, e Treviso era la squadra giusta per stimolarci al massimo.
Ci avevamo giocato già quattro volte tre sconfitte pesanti 50-6, 39-14, 42-21 ma una volta in casa eravamo riusciti a vincere 27-16. Quindi, non erano invincibili.
Poi avevamo una città che non faceva mancare il suo sostegno. A modo loro. Nella settimana precedente alla partita, nessuno mancò di ricordarci che avevamo preso quasi 150 punti in tre partite...che probabilmente ci avrebbero travolto anche questa volta, e soprattutto menato. Ma era solo il modo aquilano per caricare il gruppo. Dovete sapere che in Abruzzo si può perdere, ma è inammissibile essere menati... Si sentiva tutta la voglia di rivalsa di tutto l’ambiente.
C’era solo un piccolo problema, eravamo in grande emergenza infortuni. Tra le tante defezioni più o meno rimpiazzabili, ci mancava soprattutto un tre-quarti centro. 
A dire la verità un centro, anche parecchio bravo, ci sarebbe stato, ma a Natale aveva litigato con l’allenatore (Mike Brewer) e aveva deciso non giocare più...aveva aperto un Pub in centro e ciao rugby. Nella città delle 99 cannelle, avevano aperto una cannella in più...succedevano anche queste cose.
Il martedì, ad allenamento, decidiamo di andare al locale dell’ormai ex-compagno di squadra per convincerlo a tornare. Lui in principio fu irremovibile. “No, con quello stronzo di allenatore non voglio avere più nulla a che fare!” Ma si sa, il rugby è irresistibile, e noi forti di questa convinzione insistemmo fino a strappargli la promessa che il giovedì sarebbe venuto ad allenamento.
Il giovedì venne. Pretese, a ragione, di non fare proprio tutto l’allenamento, in fin dei conti erano cinque mesi che non faceva niente! Se si fosse anche allenato avrebbe perso quel minimo di reattività che ancora gli rimaneva...
Venerdì rifinitura e sabato via a Treviso. In pulman, il ragazzo, era molto preoccupato perchè Mike lo aveva fatto provare un pò troppo. “Gli accordi sono che vengo per fare numero, ma gioco solo se c’è estrema necessità” questi erano i suoi convincimenti...
Il giorno della partita, Mike, da gran farabutto quale era, lo schierò titolare. Di fronte alla squadra, non si tirò indietro, fece solo dei versi strani, ma ormai era in ballo e voleva ballare fino alla fine.
La partita...e chi se la ricorda? Ricordo solo che non andò come le altre tre volte in cui ci avevano spazzato via dal campo. Tenemmo il campo alla grande, e più passava il tempo e più prendevamo consapevolezza che potevamo farcela. Eravamo in partita meritatamente.
Venti minuti dalla fine, touche per noi in attacco, palla veloce fuori, 9-10-12 e,  il centro recuperato al bar tre giorni prima, finta all’interno, salta Manuel Dallan e vola in mezzo ai pali. Meta, e che meta! E da chi! 
Mi è assolutamente impossibile descrivere la gioia, l’esaltazione, la fiducia in noi che quella azione ci diede...ci vorrebbe Baricco...
Insomma il centrino ci aveva messo lo zampino.
Nel tempo restante difendemmo col ! coltello tra i denti agli attacchi della Benetton, che però riuscì a segnare in bandierina dopo 8 lunghissimi minuti di recupero. A tempo scaduto, Corrado Pilat aveva la responsabilità della trasformazione decisiva per raggiungere i tempi supplementari. Purtroppo per noi piazzava tanto bene. 
Dei nostri solo alcuni ebbero il coraggio di guardare, alcuni tenevano le mani davanti agli occhi, altri girati, altri erano pronti a salire per disturbare il calciatore. Una cosa però facevano tutti. Gufavano! E gufavano da dio! 
Il calcio uscì e andammo in finale. Meraviglioso!!!
Quella rimane tutt’ora la partita giocata che più mi ha emozionato, indescrivibile!
Quel centrino, che per me rimane un eroe, era ed è sempre, Francesco Scipioni. Ci ha insegnato che per giocare a rugby ci vuole soprattutto la testa giusta, altro che fisico

2 commenti:

  1. Ciao Matteo,
    sono uno dei trenta tifosi che quel giorno erano a Treviso a vedere quella splendida partita...
    La settimana successiva a Roma eravamo 10.000 aquilani, fu una festa a metà. Non riuscimmo a vincere lo scudetto ma quella squadra ci è rimasta sempre nel cuore e tu, Matteo, sei stato uno dei più grandi mediani di mischia neroverdi.
    Massimo!
    ..

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  2. waw che complimento! Grazie Massimo, anche a me L'Aquila è rimasta nel cuore, ma proprio dentro dentro!

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